MERCOLEDI’ 26 FEBBRAIO IL FILM “LA PRIMA NEVE” – INCONTRO CON IL REGISTA ANDREA SEGRE…
LA PRIMA NEVE -MERCOLEDI’ 26 FEBBRAIO Ore 20,45
Un film sulla dignità di uomini e donne che hanno ancora il coraggio di non accettare ingiustizie sociali e guerre tra poveri. Un film contro i privilegi e le scorrettezze di scelte urbanistiche che continuano a danneggiare la qualità della la vita di migliaia di cittad
INCONTRO CON IL REGISTA ANDREA SEGRE
Apprezzato regista e documentarista italiano attento ai problemi dell’immigrazione e del territorio, Andrea Segre nasce a Dolo, in provincia di Venezia, il 6 settembre 1976. Laureatosi nel 2000 in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, si specializza in Sociologia della Comunicazione, disciplina di cui è dottore di ricerca, dal 2005, e docente presso l’ateneo bolognese. Interessato al documentario, soprattutto a carattere sociale, esordisce alla fine degli anni Novanta con alcune importanti esperienze televisive in Rai, scrivendo e dirigendo, tra gli altri, Berlino 1989-1999: Il muro nella testa (1999). A partire dal 2001, si avvicina al documentario d’autore e al movimento dei documentaristi italiani, dal gruppo di “Doc.it” (associazione dei documentaristi italiani) all’esperienza dell'”Apollo11″ (gruppo di artisti che si occupano del quartiere Esquilino di Roma, ad alto tasso di immigrazione).
I documentari sull’immigrazione
Sin dal suo primo documentario, Lo sterminio dei popoli zingari (1998), Segre ha sempre lavorato a opere sulla marginalità di etnie, popoli e culture, dall’Albania (Ka Drita?, A metà – Storie tra Italia e Albania, L’Albania è donna) all’Africa (Dio era un musicista, presentato nel 2005 nella sezione “Giornate degli Autori” al Festival di Venezia). Collaboratore di svariati progetti di cooperazione internazionale, porta avanti l’interesse per i temi delle migrazioni verso l’Europa anche nei suoi lavori più recenti, documentari apprezzati nel circuito dei festival. Nel 2006 gira nel deserto del Sahara, in Niger, A Sud di Lampedusa, che documenta le difficoltà dei viaggi nel deserto e raccoglie le testimonianze dei migranti stagionali arrestati in Libia e abbandonati alla frontiera nigerina. Nel 2008 Come un uomo sulla terra porge il microfono ai migranti africani testimoni delle brutali modalità con cui la Libia, dal 2003, controlla i flussi migratori su richiesta di Italia ed Europa. Il sangue verde (2010) documenta le manifestazioni di protesta messe in atto dagli immigrati africani impiegati nella raccolta degli agrumi nei campi di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, dopo il ferimento di alcuni connazionali a opera di gente del posto. Una storia di sfruttamento, violenze, degrado e caporalato che attirò sulla Calabria i riflettori dei media nazionali e si concluse con l’allontanamento forzato degli immigrati africani deciso dal governo Berlusconi. Nel 2012, con Stefano Liberti, Segre torna a occuparsi della questione Libia nel documentario Mare chiuso. I due registi intervistano alcuni rifugiati nel campo UNHCR di Shousha, in Tunisia, per ricostruire le vicende degli oltre duemila migranti africani che, tra il 2009 e il 2010, sono stati intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia – alla mercé di abusi e violenze perpetrate dalla polizia – dalle forze dell’ordine italiane, a seguito degli accordi intercorsi tra Gheddafi e Berlusconi.
L’attenzione al territorio del Veneto e il brillante esordio nel cinema di finzione
Interessato anche ai temi delle angosce dei giovani sul futuro in tempi di crisi (L’amorosa visione, 2007), ai problemi dell’Italia contemporanea (Checosamanca, 2006) e delle sue periferie (Magari le cose cambiano, 2009), Segre ha sviluppato un percorso registico particolarmente attento al territorio sociale e geografico del Veneto, raccontato nei documentari Pescatori a Chioggia (2001), Marghera Canale Nord (2003) e La mal’ombra (2007), che filma le battaglie dei cittadini di San Pietro, un piccolo paese del vicentino, contro la costruzione di una delle zincherie più grandi d’Italia. Il territorio del Veneto e i suoi abitanti sono protagonisti indiscussi anche del primo film di finzione diretto da Segre. Il debutto avviene nel 2011 con Io sono Li, presentato alle “Giornate degli Autori” del Festival di Venezia, dove ha ricevuto diversi premi collaterali. Nominato ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello 2012 come miglior regista esordiente, Segre dirige un dramma delicato e poetico, incentrato sulle difficoltà e le inquietudini di un’immigrata cinese che lavora come barista in un’osteria di Chioggia, sacrificandosi per raccogliere i soldi necessari a consentire al suo bambino, rimasto in Cina, di raggiungerla in Italia. Nell’osteria fa amicizia con Bepi, pescatore di origini slave. Il loro incontro è una toccante fuga dalla solitudine, un dialogo silenzioso tra culture diverse, ma non così lontane. Dopo questo brillante esordio nel cinema di finzione, Segre torna al documentario, dirigendo e co-sceneggiando con il cantautore Vinicio Capossela Indebito (2013), che racconta la crisi economica della Grecia dando voce ai cantanti del rebetiko, musica che, fin dagli anni Venti, esprime le proteste, la disperazione e le paure di quel popolo. Al suo secondo film di finzione, il regista continua efficacemente la sua personale ricerca sul rapporto tra esseri umani e luoghi. La prima neve (2013) è, infatti, ambientato tra le montagne del Trentino e racconta la toccante storia dell’amicizia tra Michele, un undicenne che ha perso il padre e vive con la madre e il nonno in Val di Mocheni, e Dani, un giovane originario del Togo, fuggito dalla guerra in Libia, che gli ha strappato la moglie lasciandolo solo a occuparsi della figlia neonata.